Zanzibar 
mercoledė 27 agosto 2014
Il tizio che mi portava in aeroporto da Malindi a Mombasa ce l'ha a morte col governo, che promette prima delle elezioni e poi non fa nulla.

Poi mi chiede se in Italia c'e' corruzione, perche' in Kenya ce n'e' da morire.

Alla mia risposta, confessa che pensava che la corruzione fosse solo nei paesi poveri.

Ma la corruzione e' insita nel concetto stesso di Stato. Dove non esiste lo Stato, nessuno si puo' lamentare della corruzione.

A Zanzibar finalmente ci sono i bordi alle strade e i marciapiedi. Un po' di civilta' in piu'.

Deve essere una caratteristica dei negri: ti stanno tutti addosso per spillarti dei soldi, ti accompagnano qua e ti dicono la', nell'attesa di una ricompensa. Non mi fara' certamente piacere tornare: per chi ama la propria liberta' e indipendenza, e fare le cose senza nessun sollecito, e vuole essere lasciato in pace, vi assicuro che e' un vero tormento.

Ieri sera ho mangiato da Lukmaam, un posto alla buona dove vanno i tanzanizani per mangiare roba della loro cucina. Con 3-4 euro ci si sfama e il cibo e mangiabile. Ecco, mangiabile, nient'altro. Pero' davvero mangiate come mangerebbe uno di queste parti.

Per comprare una scheda telefonica e' meglio andare in un negozio delle compagnie di tlc. diffidate di quelli che ve le voglio0no vendere per strada, anche perche' le cose sono davvero complicate, e presso il negozio trovate tutta l'assistenza necessaria.

La citta' interna di Zanzibar cmq e' una merda.
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Safari ways 
mercoledė 27 agosto 2014
Maasai mara e' un safari che vale la pena fare: costa un po', perche' e' necessario prendere un volo da poco piu' di due ore, ma in questo periodo si vedono degli animali introvabili altrove, sia come quantita' che come varieta' di specie.

E' molto importante la guida che vi porta in mezzo alla savana, perche' deve sapere dove trovare gli animali che si nascondono (la maggior parte dei felini durante il giorno si rifugia all'ombra dei cespugli).

La mia guida fra l'altro aveva degli occhi dappertutto: oltre a scovare gli animali, vedeva dallo specchietto cosa facessi, e appena mi vedeva mettere mano alla macchina fotografica, si fermava.

Si alloggia un paio di notti in un lodge, e si parte la mattina presto per le escursioni: alle 7 la savana e' gia' sveglia e i molti carnivori hanno gia' fatto colazione. Si potranno trovare delle iene o degli avvoltoi che finiscono qualche carcassa, ma le scene di caccia si sono gia' esaurite.

Il panorama di Maasai mara non e' il solito che ci si aspetta dalla savana; piuttosto e' un immenso prato inglese, ondulato e collinare, dalle forme morbide spezzate da qualche corso d'acqua presso cui si9 sviluppano le macchie di vegetazione. Qua e la' si erge un coraggioso albero isolato.

Nei lodge in genere ci sono dei maasai: come tutti, troveranno una qualsiasi scusa per spillarvi dei soldi. A me uno mi ha proposto di accompagnarmi fuori dal lodge in una passeggiata per la modica cifra di 20 Eur. Gli ho fatto presente che gli avrei dovuto dare 20 euro per una passeggiata con i MIEI piedi, per cui l'ho mandato affare.

I parchi di Tsavo est e Amboseli hanno un panorama diverso, li' e' la savana come la vediamo nei documentari, con l'erba gialla, leggermente alta, i vari cespugli ecc., pero' come animali, sia in quantita' che come qualita', Maasai mara non teme rivali.
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Grande, grosso e verdone 
mercoledė 27 agosto 2014
Dovrei essere indulgente? perche' mai?
Non e' che capita molto spesso di imbattersi in due leopardi a caccia.

La vita in savana condivisa in un pullmino di italiani ogni tanto diventa non piu' sopportabile, neppure per Giobbe.
Non manca il coatto di Roma, esattamente quello descritto da Carlo Verdone in uno dei suoi film caricaturali su diversi caratteri che popolano le nostre vite.

- Aho', mall'hai visti, ammazza...
- Ssshhhh!
- Guarda che ssono, adesso stanno puntando...
- Sssshhh!
- Guarda che mmo' parte, che animali, guarda guarda....
- Ssshhh!
- Vedemo si ppartono, che questi so' fforti

La savana e' in silenzio, ma gli italiani devono fare chiasso.
La savana custodisce l'oro degli animali, e quando ci sono italiani ospita anche delle bestie.
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Il pasto: essere o avere 
giovedė 21 agosto 2014
La savana, io, la guida e una jeep.
Serve altro per sentirsi parte della natura? La tensione della sopravvivenza!

Intorno alle 13 la guida propone il pranzo (al sacco).

Si ferma nei pressi di un albero isolato: in questo modo abbiamo l'ombra, ma non ci sono le insidie dei cespugli, dove in genere i leoni si riparano dal sole.

Un giusto sguardo all'albero, alloggio gradito ai leopardi, e siamo fuori dall'auto.

La guida gira e rigira attorno alla jeep, scrutando con attenzione il panorama per assicurarsi che nessuna belva sia in vista.

La jeep viene lasciata con due sportelli aperti: dobbiamo essere pronti e rapoidi a saltarci dentro in caso di attacco.

Non vi sono operazioni di carico e scarico complicate, si prendono solo due sedie e il sacchetto del cibo, ma mai lo sguardo viene distolto dalla vista circostante.

Consumare il pranzo in savana significa girare continuamente attorno alla macchina, senza mai distrarre l'attenzione dai dintorni, osservando il comportamento degli altri animali e degli impala sentinelle dei pascoli.

Risaliti sulla jeep, finalmente si escce da quella situazione ansiogena, dagli sguardi attenti e scrutatori, dal muoversi con rapidita' e decisione attorno al mezzo.

Non ho prestato molta attenzione al menu, ma importa poco cosa abbia mangiato, molto piu' che non sia stato mangiato.
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Un gattino attaccato.... 
giovedė 21 agosto 2014
Chi va nella savana deve capire che non va a visitare una citta', si deve avere un approccio come quando si entra in una nuova comunita': prima si guarda, si ascolta, si cerca di capire come funzionano le cose, e dopo si agisce di conseguenza.

Nella savana c'e' un silenzio inverosimile: si ascolta solo il rumore del vento nelle orecchie, ma il tutto si svolge in una quiete di cristallo.

Solo ogni tanto si sentono i richiami degli uccelli. I predatori non devono farsi sentire, altrimenti la preda scappa. Le prede, da parte loro, devono evitare di attirare l'attenzione, cercando di salvarsi attraverso l'anonimato che offre il mescolarsi nel gruppo.

Poi ci sono i turisti, che vanno suddivisi in 3 categorie: gli italiani, le donne e il resto del mondo.

Gli italiani si sentono da lontano perche' urlano e vociano chiassosamente, e nel religioso silenzio del paesaggio si sentono da distanze ragguardevoli, facendo scappare gli animali.

Le donne parlano e parlano e parlano. Alcune con voce stridula, altre con voce altisonante, altre con voce piu' dimessa, ma sempre e comunque loro parlano. E ovviamente si sentono.

Il resto del mondo a volte, non sempre, riesce perfino a tacere. Se ne rendono conto quando, al contrario degli italiani, capiscono che gli animali non si fanno avvicinare da chi usa il vociare con disinvoltura.

L'alloggio in savana: per due notti ho alloggiato in un villaggio di cui ho riportato delle foto. Li' c'e' qualche masai che, fra un lavoretto e una mancia, cerca di tirar su dei soldi.

Appena arrivato, punto il prato dove gia' mi vedevo sdraiato a sonnecchiare, un po' come Paperino quando sogna la poltrona su cui schiaccera' un pisolo.

Mi viene incontro un masai proponendomi una gita al di la' della collina per 1000 scellini (quasi 10 euro). Gli faccio capire che:
1. Sono sullo stanco-andante, e il prato, verde e invitante, non aspetta che me;
2. Non do dei soldi a uno per camminare con i miei piedi.

Andata male per la passeggiata, il masai si gioca la carta dell'amicone: inizia a chiedermi un po' qua e un po' la' della mia vita... amico, dato che sono venuto sul prato per sdraiarmi, capisci che voglio rilassarmi, non voglio parlare...

Dopo un po' che sonnecchio, fra un pisolo e l'altro, sento il masai due metri piu' in la' che digita i suoi "bip" sul cellulare e ogni tanto gli parte pure la suoneria.... no, ma brutto cacacazzi, con tanta savana a disposizione, proprio attaccato al mio qlo devi stare???
ogni tanto vai a ringraziare il tuo dio che avevo delle ciabatte di gomma, perche' la tentazione di tirarti qualcosa era davvero irresistibile...
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Sauana 
giovedė 21 agosto 2014
Tre giorni in savana sono il giusto per vedere praticamente tutto.

Ovviamente parola d'ordine: contrattare.

Sono andato a vedere un villaggio Masai. Volevano 1000 scellini per giro e foto (dicono perche' con le foto si prende qualcosa della loro anima, ma anche i masai si sono evoluti e non ci credono neanche loro).

Ho contrattato il prezzo e sono arrivato a 600 scellini.

Poi ho preso un loro semi-manufatto. Volevano 2000 scellini, ma gliene ho dati 1000. Parlo di semi-manufatto, perche' c'erano delle perline colorate di cui il masai-guida ha ammesso la provenienza cittadina.

Dicono che i soldi servono per la scuola dei bambini, e in effetti poco piu' in la' c'erano degli edifici piu' recenti dove plausibilmente poteva starci una scuola.

Le mance si danno ovunque, poca roba, da 50 a poche centinaia di scellini.

Alla guida che mi ha portato in giro per la savana per quasi 3 giorni ho dato la mancia: e' stato bravo, paziente, si e' sbattuto per trovare gli elefanti, chiedendo anche ai suoi colleghi.
aveva occhio per trovare i leoni, che passano i giorni in mimetismo nei cespugli e quindi e' difficile vederli.

Al contrario, l'ultima guida, un masai, ad un certo punto, facendo il giro largo per portarmi all'aeroporto, si ferma in mezzo ai prati, dicendo che doveva essere pagato. Dietro mie insistenze che avevo pagato tutto il pacchetto e di telefonare alle varie persone del tour, ad un certo momento, di punto in bianco, mi dice che e' tutto a posto.
Francamente avevo paura che 'sto stronzo minacciasse di farmi perdere l'aereo se non l'avessi pagato.
Alla fine mi ha portato all'aeroporto, ma non gli ho dato un solo scellino di mancia. Primo perche' mi ha portato in posti dove non c'era praticamente nulla, solo facoceri, gazzelle e gnu, roba che si vede ovunque, dato che sono gli animali piu' inflazionati della savana; ma soprattutto non gli ho dato la mancia per il pessimo gusto di sbocciare con quel discorso nel bel mezzo della savana.
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Ti frego 
giovedė 21 agosto 2014
La parola d'ordine e' "Ti frego!": sei un turista? ti raddoppio il prezzo!

Ho preso una schedina telefonica da un certo Lemi che e' venuto a domicilio.
La scheda in se' costa 100 scellini. Per la registrazione il tizio necessitava del passaporto. vviamente sono andato con lui, non gli avrei mai lasciato il documento. Abbiamo preso il tuk-tuk (un ape piaggio che ti porta dove vuoi). Ho pagato una delle due corse (che lui avrebbe cmq fatto anche senza di me), e poi mi ha fatto pagare 500 scellini la scheda. Solo dopo sono venuto a sapere del prezzo reale della scheda.

Ora, d'accordo che hai fatto il lavoro a domicilio, per cui ti pago altri 100 scellini, ma gli altri 300 che cosa sono? Sono meno di 3 euro, non granche', ma se me li prendi approfittando della mia ignoranza non sei abile, sei una merda di disonesto.
Cosi' se la loro parola d'ordine e' "ti frego!", la nostra parola d'ordine e' "contrattare, contrattare, contrattare sempre e non smollare mai un solo scellino che non si sia convinti!" E soprattutto chiedere prima il prezzo.

Cosi' come e' successo con l'ufficiale dei passaporti: per lui sporgero' denuncia presso l'ambasciata keniota in Italia, mettendo in risalto che si intasca del denaro in nero diventando un evasore fiscale.

Mi sta in culo lo stato, si', ma perche' mi sta in culo chi mi ladra approfittando della propria condizione di superiorita'.
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A prima vista 
giovedė 21 agosto 2014

E' meglio contrattare prima il prezzo e fissarlo. In genere si deve abbassare molto ilo prezzo propopsto: il tassista mi voleva 7000 scellini, ma io (sapendo in precedenza il prezzo giusto) ho messo 5000 e non mi sono mosso da li'.

A Malindi tutti parlano italiano, anche i negri locali, in pratica sembra piu' una succursale malandata dell'Italia.

Gli edifici sono stati costruiti anni fa, e ora sono nabbandonati a se stessi. La crisi ha sottrratto turisti, e senza soldi non si fa manutenzione.
Fanno uno strano effetto, perche' ci sono case e palazzi fatti in cemento armato, quindi non furono costruiti prima degli anni '50. Pero' poi sono stati lasciati a se', e oggi molti sono fatiscenti, e le banchine si allagano al primo accenno di pioggia. Sembra che le citta' un tempo godessero di un relativo benessere, ma ora e' tutto in degrado. Sono passato davanti all'albergo che fece costruire l'Aga Kahn. Si veniva a investire nel turismo, gli occidentali col loro capitalismo avevano portato ricchezza e benessere. Oggi si lamentano che non c'e' lavoro. C'e' una parte del paese che e' molto martoriata dai terroristi che sono nati dalle utllime elezioni, quando il governo precedente fu sconfitto ma continua a mantenere il potere a fronte di brogli elettorali (almeno questo si dice, io non sono informato).
Mi viene in mente Beirut, che era la capitale del turismo ricco del medio oriente, e al nascere dei conflitti con gli israeliani, e' diventata un cumulo di macerie.

Diceva bene Bastiat: dove non passano le merci, passano gli eserciti.

Anche le strade sono malandate, la maggior parte sono in sterrato, con dossi e buche anche accentuate; quelle asfaltate presentano dei dissuasori di dimensioni spropositate, e non sono neanche segnalati.

La guida, a sinistra, e' molto disinvolta, e attraversare e' impresa da Indiana Jones...
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Merda 
sabato 16 agosto 2014
Andare da Mombasa a Malindi e' piu' impegnativo che andare da Bologna a Mombasa: non esistono treni.

Arrrivo intorno alle 13 a Mombasa, dopo avere terminato le operazioni di rito (passaporto, visto, check-out, cambio valuta), prendo un taxi per andare in centro e prendere un bus che mi porti a Malindi. N.B.: bus, non matatu, sono due cose completamente diverse.
Un operatore mi dice che partira' alle 16.... sono le 14, ok, aspetto 2 ore. Mombasa-Malindi sono altre 2 ore, ma e' presto e nessuno mi corre dietro.
LA CAZZATTA DELLA MIA VITA: mai fidarsi dell'efficienza di un paese sottosviluppato.
Alle 1530 mi dicono che il bus si e' rotto. Un tizio mi accompagna da un altro operatore (ovviamente dietro compenso, gli ho dato 50 scellini, mezzo euro, un lusso per loro).

Acquisto il biglietto "parte alle 5, ma c'e' traffico, partira' alle 5.30". Ok, meglio che niente.
Alle 18 mi dice che c'e' molto traffico e quindi sta tardando, ma sicuramente in serata saro' a malindi.
Alle 18.30 mi dice che sta arrivando.
alle 19 mi dice che arrivera' fra 30-45 minuti.
Alle 19.30 il bus ancora non si vede, pero' dice che fra 45 minuti il bus partira' per Malindi.
Alle 19.31 lo mando affanqlo e prendo un taxi, come mi aveva consigliato un'amica fin dall'inizio.
Alle 10 di sera arrivo finalmente a Malindi e contatto l'amica che mi deve portare all'alloggio...,., cellulare irragiungibile.
Sono nella merda!
In un ristorante chiediamo del punto dove ci si doveva trovare, il kiwi bar.
- E' li' di fronte, ma e' chiuso, lo hanno chiuso a gennaio.
La merda sale
- Chi cercate?
- Carmelinda!
- La conosciamo, adesso la chiamiamo.
Si dipana la merda
(N.B.: e' conosciuta in quanto operatore turistico sposata con uno del luogo, anche lui molto attivo nel turismo, per cui i ristoranti la conoscono)
- Non e' raggiungibile...
Era una finta: la merda e' ancora tutta li'.
- Pero' adesso vi portiamo a casa sua
La marea di merda sembra ritirarsi.
Arriviamo a casa sua, e' li' fuori.
La merda sparisce del tutto.
- Ciao, aspetta che telefono al tizio delle chiavi, poi ti accompagno.

Me la sono vista molto marrone
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Il viaggio 
sabato 16 agosto 2014
Nulla di che: il viaggio di andata e' un qualsiasi viaggio di andata.

Nel volo da Francoforte ad Addis Abeba la Ethiopian ha messo una hostess con un culo che sembrava una statuina tribale africana. Non so se per fare folklore, pero' mettere una tale culona negli spazi angusti di un aereo e quanto meno insolito.

L'aeroporto di Addis Abeba ha dei cessi inverecondi, peggiori del nostro autogrill piu' malandato. Non a caso ho parlato di cessi: il termine "toilette" avrebbe uno stile troppo discreto.

Qui i controlli di sicurezza sono inesistenti: sebbene non fossi uscito dall'aeroporto, ma fossi rimasto sempre all'interno delle zone di sicurezza, prima del gate c'e' stato un ulteriore passaggio attraverso gli scanner. Ma sebbene portassi con me una borraccia da 1 litro piena d'acqua, nessuno mi ha detto niente.

Poi, passate le postazioni di controllo, non ci sono bar. Se ci si ferma anche solo per uno scalo ad Addis Abeba, bisogna cmq portarsi dietro qualcosa da coprirsi: l'aeroporto e' a 2200 m, e fa un fresco piuttosto pungente.

Prima del controllo dei passaporti si deve compilare in foglio giallo. Io, che non me ne ero avveduto, arrivo al controllo dove l'ufficiale mi ha fatto pagare 40E per il visto, e 10E per il foglio giallo. Morale: mi ha inqlato 10 euro, perche' dovevo pagare solo il visto.
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